Associazione per la difesa del suolo e delle risorse idriche

Una riflessione a titolo personale sugli eventi alluvionali in Romagna

Pubblichiamo una riflessione a caldo di Alessandra Stefani (già Direttore generale dell’Economia montana e delle Foreste del MASAF) sugli eventi meteorici disastrosi di settembre scorso in Romagna. La foto ripresa durante l’alluvione è diventata presto ‘virale’ ed è stata brandita come una clava da uno stuolo di negazionisti climatici all’insegna del ‘sono ben altre le cause’ di alluvioni e disastri. Il fatto è che l’accumulo di ingenti quantità di materiali legnosi, ovviamente alle spalle di un ponte lambito dalla corrente di piena, non conferma né smentisce nulla del cambiamento climatico.

Ci ammonisce invece sull’importanza della relazione esistente (e troppo spesso ignorata) tra il rischio idraulico in pianura e gli equilibri idrogeologici di versante, sui quali incide in maniera rilevante la corretta gestione forestale. Quindi sull’importanza di una gestione della copertura forestale attenta al mantenimento dell’efficienza protettiva dei boschi, ora prevalentemente abbandonati all’evoluzione spontanea, in carenza di interventi selvicolturali.

Una riflessione a titolo personale sugli eventi alluvionali in Romagna

Alessandra Stefani (già Direttore generale dell’Economia montana e delle Foreste del MASAF)

Le riflessioni sono, e non potrebbero che essere, amare. Prima di tutto, pensando alle genti dell’Emilia e della Romagna, che nel breve volgere di un anno e mezzo hanno assistito a due eventi con tempi di ritorno duecentennali. Non possiamo nasconderci dietro ad altre storie: con eventi come questi, con queste portate, canali, ponti, strade, letti dei fiumi, tutte le infrastrutture idriche e idrauliche vanno ripensate. Non ricostruite, com’era dov’era, magari con argini più alti o muri (chi ha pensato potessero essere utili?) più alti. Il reticolo idrografico va ripensato. E va studiato a livello di bacino, non è possibile che gelosie tra Comuni prevalgano, ad esempio, sulla necessità di realizzare casse di espansione, come ad esempio per Lambro e Seveso che ad ogni evento temporalesco allagano i quartieri est di Milano (e le casse di espansione andrebbero costruite in altri Comuni a Nord…). La sicurezza idraulica, dopo aver ascoltato tutti, anche i supercondomini (ammessi in una VIA qui a Milano dal Tribunale superiore delle acque…in seconda istanza…) è prioritaria rispetto ad altri interessi, sia pur di legittima manifestazione.

Come sappiamo bene, nei bacini idrografici la copertura forestale esplica la sua funzione fino ad un certo punto. Poi il suolo, completamente saturo, esaurisce la sua capacità di assorbimento, e l’acqua comincia a scorrere in superficie, con velocità che aumenta all’aumentare della pendenza. A quel punto trascina con sé, con la forza tremenda che ha, specie se ha disciolto in sé terra e materiale sassoso, tronchi e rami. Quello che vediamo accumularsi non è tanto e solo il materiale legnoso avulso dalle sponde “non pulite” (ma sponde impermeabilizzate e “pulite” non aumenterebbero ulteriormente la velocità dell’acqua?) quanto materiale legnoso accumulato, soprattutto in boschi cedui (prevalenti in Emilia Romagna) da tempo non utilizzati, ed invecchiati senza gestione, con molto legno morto a terra accumulato negli impluvi (come da filmato della Compagnia delle foreste in Liguria per il progetto InVouderm, realizzato anche grazie ad un piccolo finanziamento MASAF dell’associazionismo forestale di cui sono molto orgogliosa) ed altre neoformazioni forestali non ancora consolidate in avanzata negli ex coltivi. Mi ricordo molto bene le immagini dell’Unione monregalese per l’alluvione di Garessio del 2020: ponte crollato, strade del paese ingombre di tronchi e fango, come in Emilia.

In una parola: in situazioni complesse le soluzioni semplici sono e si sono sempre rivelate fallimentari. La caccia al solo colpevole (l’alveo non pulito? La mancata spesa? I fondi emergenziali insufficienti?) non aiuta.

Un sano realismo e competenze tecniche finalmente rivalutate, una pianificazione integrata, collaborazione leale tra Enti, azioni reali di mitigazione degli effetti del clima. E forse anche un nuovo Serpieri, che sappia

trovare le giuste mediazioni ed i progetti più efficienti, ma soprattutto le parole giuste per convincere a ripartire, con il piede giusto, questa volta.

Foto di Luigi Torreggiani 20 settembre 2024, da www.ildolomiti.it/altra-montagna

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