Associazione per la difesa del suolo e delle risorse idriche

LUIGI CANGIANO: SULL’ATTUALE CONDIZIONE DELLE ACQUE PUBBLICHE POTABILI DELLA CITTA’ DI NAPOLI E SUI MEZZI DI MIGLIORARLA, 1859

CANGIANO LUIGI (Massa Lubrense, 1798 – Napoli, 24 giugno 1881)

Architetto e ingegnere.

Può essere considerato la tipica figura di tecnico di precoce formazione murattiana che sviluppa la sua carriera nel contesto della restaurazione borbonica. Molto conta l’influenza del padre, che lo ritira dalla scuola militare per avviarlo a studi di architettura civile.

Tra il 1840 e il 1844 redige la Pianta della città di Napoli con Antonio e Pasquale Francesconi, Carlo Parascandolo e Luigi Giura, per incarico ricevuto direttamente dal Sindaco l’anno precedente.

Dal 1844 fa parte del «Servizio delle Acque»

Gli anni tra il 1842 ed il 1859 sono contraddistinti dalla sua tenace opposizione alla proposta di ripristino dell’acquedotto del Serino, proposta negli anni 1840 e 1842 dall’Architetto Ingegnere Felice Abate. A tale progetto contrappone quello di forare “pozzi artesiani” nel territorio della città di Napoli. A tal fine pubblica

1842 Sul modo di aumentare la quantità dell’acqua potabile nella Città di Napoli per mezzo di Pozzi Artesiani

1843 Memoria sulle acque pubbliche potabili della Città di Napoli, e de’ modi di aumentarle

1845 Sul pozzo che si sta formando nel giardino della Reggia di Napoli, e di taluni induzioni geologiche di cui è stato occasione

1846 Notizie sopra i pozzi forati, conosciuti sotto il nome di pozzi artesiani, di fontane artesiane, o di fontane zampillanti

Il fallimento dei tentativi realizzati (lo scavo nel giardino del palazzo reale, di un ‘pozzo modanese’, e l’ulteriore scavo di un pozzo a P.zza Vittoria) lo induce a volgersi ad ipotesi di rifacimento del seicentesco acquedotto del Carmignano.

1846 Riflessioni sulle acque potabili della Città di Napoli, opera nella quale, più che l’incremento della dotazione idropotabile della città, sembra prevalente la preoccupazione di aumentare il rendimento dei mulini di proprietà dell’amministrazione

1851 Breve ragguaglio del perforamento dei due Pozzi Artesiani recentemente compiuti nella Città di Napoli chiude l’illusione di poter risolvere la “quistione dell’acqua” mediante pozzi forati in città.

Alla vigilia della fine del regno è “Architetto commissario straordinario del ramo delle acque della città di Napoli”, continuando ad opporsi fino al 1867 alla scelta del Serino vagheggiando incrementi delle portate dell’Isclero, che alimentavano il Carmignano, mediante “pozzi forati” e trasformazione in acquedotto in sifone di questo tra Maddaloni e Napoli.

Se la cultura idraulica del Cangiano risultava palesemente datata rispetto ai progressi che andavano realizzandosi in Francia e, soprattutto Gran Bretagna, maggior fortuna ebbe il Cangiano architetto ed urbanista.

Nel dicembre del 1852 insieme ad Antonio Francescono, come direttori dell’opera, furono incaricati di elaborare il progetto della strada del Duomo.

Tra il 1852 e il 1860 delineava il tracciato del corso Maria Teresa, attuale corso Vittorio Emanuele per il suo ambito di competenza, in quanto architetto commissario del quartiere Chiaia – San Ferdinando. Inoltre, come esperto di idrodinamica, fu incaricato degli aspetti della canalizzazione delle acque e del sistema fognario.

Il 28 maggio 1853, dopo aver effettuato lo stato estimativo insieme ad Alvino e Francesconi, con una solenne cerimonia, Ferdinando II di Borbone inaugurava il percorso

Nel settembre del 1859, insieme ad Errico Alvino e Antonio Francesconi e gli altri tecnici del corso Maria Teresa, Francesco Gavaudan, Francesco Saponieri, presentava su incarico del Decurionato un progetto di ampliamento per la zona occidentale di Napoli. Solo in parte e con profonde variazioni esso vedeva la realizzazione nei decenni postunitari.

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