Associazione per la difesa del suolo e delle risorse idriche

Direttiva 27/11/2024, n. 3019 concernente il trattamento delle acque reflue urbane

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La direttiva, pubblicata nella GUUE del 12/12/2024, abroga e sostituisce la Direttiva 91/271/CEE. Dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 31/7/2027.

La direttiva stabilisce norme sulla raccolta, sul trattamento e sullo scarico delle acque reflue urbane, allo scopo di proteggere l’ambiente e la salute umana, in conformità all’approccio One Health, riducendo progressivamente le emissioni di gas a effetto serra a livelli sostenibili, migliorando i bilanci energetici delle attività di raccolta e trattamento di tali acque e contribuendo alla transizione verso un’economia circolare. Essa stabilisce inoltre norme sull’accesso ai servizi igienico-sanitari per tutti, sulla trasparenza del settore delle acque reflue urbane, sulla sorveglianza periodica di parametri rilevanti per la salute pubblica nelle acque reflue urbane e sull’attuazione del principio «chi inquina paga».

Secondo la direttiva tutti gli agglomerati con più di 2 000 a. e. devono essere provvisti di reti fognarie alle quali devono essere collegate tutte le loro fonti di acque reflue domestiche. Gli impianti di depurazione devono assicurare il trattamento secondario. La prescrizione dovrà essere applicata entro il 2035 per gli agglomerati con un numero di abitanti equivalenti compreso tra 1.000 e 2.000.

Entro il 31/12/2033 devono essere elaborati piani integrati di gestione delle acque reflue urbane per le aree di drenaggio degli agglomerati con 100.000 o più abitanti equivalenti.

Per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane con carico uguale o maggiore di 150.000 a. e. è prevista entro il 2039 l’eliminazione dell’azoto e del fosforo (trattamento terziario) ed entro il 2045 la rimozione dei microinquinanti (trattamento quaternario).
Entro il 31/12/2028, i produttori che immettono sul mercato prodotti medicinali o cosmetici (che rappresentano la fonte principale dei microinquinanti presenti nelle acque reflue urbane) dovranno assumersi una responsabilità estesa, facendosi carico dell’80% dei costi per il trattamento quaternario.

Le nuove norme introducono un obiettivo di neutralità energetica da raggiungere gradualmente entro il 2045 per gli impianti che trattano un carico uguale o maggiore di 10.000 abitanti equivalenti. Tali impianti dovranno utilizzare energia da fonti rinnovabili generata dai rispettivi impianti.

Gli scarichi di acque reflue provenienti da edifici adibiti ad attività commerciali o industriali o economiche in reti fognarie e impianti di trattamento delle acque reflue urbane devono essere subordinati a regolamentazioni e autorizzazioni specifiche preventive da parte dell’autorità competente o dell’organismo abilitato che garantiscano il rispetto delle prescrizioni in materia di qualità dell’acqua. Le autorizzazioni dovranno essere riesaminate e adeguate almeno ogni dieci anni.

Disposizioni specifiche sono previste per il riutilizzo delle acque reflue urbane, specialmente nelle zone soggette a stress idrico e per tutti gli scopi appropriati, compresa, a determinate condizioni, l’irrigazione agricola.

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